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CONTRAFFAZIONE
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Il Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari ha origini nel “Nucleo Carabinieri” istituito nel 1982 presso l’allora Ministero dell’Agricoltura ed è stato riconfigurato nel 1994 nel “Comando Carabinieri Tutela Norme Comunitarie e Agroalimentari”. Ha assunto l’attuale denominazione con il D.P.R. 23 marzo 2005 n.79 e, secondo quanto ribadito dall’art. 6 del recente D.P.C.M. 27.2.2013 n.105 (in attuazione del D.L. 6 luglio 2012, convertito in L. 7 agosto 2012), è posto alle dipendenze funzionali del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per esercitare poteri ispettivi sulle produzioni agroalimentari al fine di prevenire e reprimere le frodi alimentari; inoltre, per contrastarele frodi ai danni dell’UE nel settore dei finanziamenti comunitari, svolge controlli straordinari sulla erogazione e sul percepimento dei finanziamenti UE nel settore agroalimentare, della pesca e acquacoltura, nonché sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e agli indigenti.
Storicamente l’Arma dei Carabinieri ha sempre svolto un ruolo di prevenzione e salvaguardia dei diritti e della libertà del cittadino ed in tale contesto il Reparto assume il peculiare compito ditutelare un settore fondamentale dell’economia nazionale. Con questa finalità vengono pianificati controlli ed avviate indagini nei vari settori di competenza del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Particolari accertamenti sono concentrati sul comparto agroalimentare in tutte le sue fasi, dai seminativi alle produzioni finali, e la recente tendenza dell’Italia a produrre nel rispetto dell’ecosistema ha portato il Reparto ad incrementare la vigilanza sulle coltivazioni biologiche e sugli OGM. Eguale attenzione è posta anche nei settori zootecnico, ittico, ortofrutticolo, lattiero-caseario, olivicolo e vitivinicolo, ove peraltro le più recenti condotte fraudolente sono rivolte al fenomeno della “contraffazione“, ovvero alle irregolarità che riguardano essenzialmente violazioni alle norme sulla etichettatura, sulla tracciabilità, sul “Made in“, e ai disciplinari di produzione DOP/IGP/STG e “Biologico”.